Per colui che vede il proprio Sè espanso nell'universo e l'universo nel proprio Sè, e che vede il superiore e l'inferiore; la pace fondata sulla conoscenza non viene mai a mancare.

- Charaka Samhita Sha. V. 20 -



venerdì 21 marzo 2014

PRIMAVERA E OLI ESSENZIALI


"Il primo profumo di fiore
accende la nuova stagione.
Si inchinano i venti, la neve,
il freddo, discretamente si tace.
La forza di un nuovo respiro
fa sussultare le vite.
Lo scrigno di terra si apre
spargendo tesori: 
colori, profumi, sapori.
Sorrisi di bambini sui prati,
sospinti dai venti,
sussuranno un nome:
è un suono di gioia che  canta
l’arrivo di primavera."
BUON INIZIO DI PRIMAVERA!!
Come ormai noto, vasanta (primavera) è la stagione in cui predomina Kapha dosha, ciò significa che i grassi e le tossine accumulate nel corpo durante l'inverno si sciolgono in questa stagione di rinnovamento causando qualche disturbo per la nostra salute. Dobbiamo infatti aiutare il nostro corpo a depurarsi per ottenere nuova energia e impedire alle tossine di creare malattie. Ciò si può ottenere, oltre che all'attività fisica e la dieta, con l'uso degli oli essenziali. Ci sono oli che sono tipicamente primaverivili e aiutano a combattere problemi di raffreddori, dolori gastrici o intestinali, o problemi di affaticamento e mancata concentrazione tipici della stagione primaverile e che aiutano la depurazione del nostro organismo.


  • Olio essenziale di Abete Bianco e/o Rosso
  • Olio essenziale di Angelica
  • Olio essenziale di Elemi
  • Olio essenziale di Mandarancio
  • Olio essenziale di Estragone
  • Olio essenziale di Pino Cembro 
 Scegli quello che fa al caso tuo e assumine da 2 a 6 gocce diluite in acqua, due o tre volte al giorno.













giovedì 13 marzo 2014

TRIPHALA: il Mantra della Salute

La ricetta di questo tradizionale integratore a base di erbe risale a migliaia di anni fa ed è menzionata nei tradizionali testi indiani “Charaka” e “Sushruta” Samhita (1500 a.c.).
Triphala è considerata una preparazione tridoshica di erbe, che ha effetti bilancianti e ringiovanenti sui tre elementi costituenti che governano la vita umana: Vata, che regola il sistema nervoso, Pitta che mantiene il processo metabolico, e Kapha che dà supporto all'integrità strutturale.
Il termine “Triphala” significa “tre frutti”. Triphala è considerata una combinazione nota e tradizionale, impiegata ampiamente dai guaritori ayurvedici ed è formata da: Emblica Officinalis ( Amalaki o amla), Terminalia Chebula (Haritaki), Terminalia Bellerica (Bibhitaki).
Grazie al suo alto valore nutrizionale, il Triphala non ha eguali nella sua capacità di depurare e disintossicare in profondità senza impoverire le riserve energetiche dell’organismo. Questa caratteristica lo rende una tra le più pregiate preparazioni a base di erbe esistenti al mondo.
Esistono due principali categorie di lassativi naturali: la prima è quella dei cosiddetti purgativi, e comprende piante erbacee come senna (Cassia angustifolia), rabarbaro (Rheum officinalis), leptandra, coronopo (o erba stella, Plantago coronopus) e cascara (sagrada o Rhamnus purshiana). Esse spesso contengono elementi con caratteristiche amare sotto forma di antrochinoni, che operano stimolando l’azione peristaltica delle pareti intestinali, sia in modo diretto che promuovendo la secrezione della bile attraverso l’azione su fegato e cistifellea.
La seconda categoria di lassativi raggruppa le sostanze che hanno azione lubrificante, e comprende piante erbacee ad azione emolliente come psyllium e i semi di lino (Linum usitatissimum). Esse hanno maggiori proprietà nutritive e solitamente non esercitano alcun significativo effetto diretto su fegato e cistifellea ma lavorano piuttosto come una spugna, dilatandosi e assorbendo i liquidi, comportandosi come una ramazza che effettua la pulizia dell’intestino.
Il Triphala combina l’azione nutritiva e quella depurativa a livello di sangue e fegato. Possiede anche una leggera funzione lassativa emolliente e lubrificante.
A causa del suo elevato contenuto nutritivo, i terapisti ayurvedici generalmente non considerano il Triphala un semplice lassativo. Alcune ricerche scientifiche, supportate dall’esperienza pratica delle persone che ne hanno fatto uso per anni, hanno dimostrato che il Triphala svolge un’efficace azione di purificazione sul sangue, stimola la secrezione di bile mentre disintossica il fegato, favorisce la digestione e l’assimilazione, e riduce in modo significativo il colesterolo e i grassi corporei. Di conseguenza, viene oggi considerato una sorta di panacea universale ed è divenuto il preparato erbaceo più comunemente prescritto.Un famoso detto popolare indiano recita:  
“Non dispiacerti se non hai una madre sino a quando possiedi del Triphala”.

lunedì 10 marzo 2014

UNGUENTO ALLA CURCUMA E NEEM

Durante i miei trattamenti mi sono capitate spesso persone con problemi di psoriasi ed eczemi o cicatrici e qualcuno invece mi ha chiesto qualche consiglio naturale per curare l'herpes labiale o l'acne.
Ho pensato allora di creare un unguento che possa essere di valido aiuto per tutti questi disturbi e soprattutto con tutti ingredienti decisamente Ayurvedici!!!
Curcuma, olio di Neem e Ghee sono gli ingredienti ideali.
La curcuma perchè è un ottimo antinfiammatorio e depurativo, il Neem perchè è un potente antibatterico, il Ghee che ha un'azione altamente nutriente sulla pelle, così come il Burro di Karitè. Ho usato anche qualche goccia di olio essenziale di Sandalo per dare un odore gradevole al tutto. Daltronde si sa che il Neem non è certo uno degli oli più buoni in quanto a fragranza!!!


Come ho fatto?

Molto semplice...
ho versato il barattolino di ghee in una pentola e l'ho fatto sciogliere a fuoco lento nell'olio di Neem, poi ho aggiunto il Burro di Karitè ed infine...la Curcuma!!! .
Una volta sciolto tutto l' ho filtrato e poi versato il contenuto in barattolini di vetro precedentemente sterilizzati, aggiunto qualche goccia di olio essenziale di Sandalo e l' ho lasciato raffreddare....e voilà! L'unguento è pronto per l'uso!



" Tutto in Ayurveda può essere una medicina o un veleno..."




domenica 9 marzo 2014

IL CAVOLFIORE: una verdura dalle tante proprietà benefiche

Il cavolfiore è una verdura tipica dell'inverno e del periodo primaverile che, grazie al perfetto equilibrio dei suoi componenti, esercita una benefica azione sulla salute se consumato 2-3 volte a settimana. Grazie al suo basso contenuto di calorie e al suo elevato potere saziante il cavolfiore è indicato anche nelle diete dimagranti.
I cavoli sono alimenti preziosi per i loro principi nutritivi: potassio, calcio, fosforo, ferro, acido folico, vitamina C ecc. Contengono inoltre principi attivi anticancro, antibatterici, antinfiammatori, antiossidanti, antiscorbuto. Sono depurativi, rimineralizzanti e favoriscono la rigenerazione dei tessuti. Il cavolfiore è particolarmente indicato in caso di diabete, perché le sue proprietà contribuiscono a controllare i livelli di zuccheri nel sangue.


COME SCEGLIERLO...

Il cavolfiore deve essere ben chiuso, compatto, con l'infiorescenza soda e senza macchie. Le foglie esterne devono essere croccanti e aderenti alla testa. Un fiore sodo e compatto, con le cimette ben chiuse, è indice di freschezza; la superficie leggermente annerita tradisce una cattiva e prolungata conservazione. Il cavolfiore è infatti un ortaggio delicato, che si deteriora facilmente.


Particolarmente indicato per Pitta Dosha e Kapha se leggermente cotto e servito con spezie riscaldanti, poichè ha una natura fredda e umida.

venerdì 7 marzo 2014

MURIABHYANGA: l'elasticità del corpo

Muryabhyangam è l'arte della manipolazione delle articolazioni. É uno dei trattamenti ayurvedici utilizzato per restituire mobilità e flessibilità alle articolazioni.
Anticamente era utilizzata in correlazione al Kalary Payat, l'antica arte marziale indiana, per la prevenzione di contratture e distorsioni ai lottatori o per la riabilitazione in seguito a traumi.
Muryabhyangam potrebbe essere considerata per alcuni aspetti il risvolto orientale della fisioterapia occidentale.
L'operatore esegue sequenze di stiramento e vibrazione, manovra le articolazioni seguendo un percorso specifico, per rilevare e sciogliere le tensioni muscolari e articolari. Questo trattamento può essere paragonato a movimenti di Hata yoga passivo. L'operatore mette in posizione i diversi segmenti ossei del corpo trattato, creando stiramenti e allungamenti, al fine di rilevare resistenze contratture assorbimenti o blocchi di energia. Progressivamente il ricevente si distende, lascia che cadano le sue barriere, le sue difese; possono emergere emozioni, movimenti istintivi o sensazioni completamente rimosse o bloccate anche dai tempi dell'infanzia.
Il ricevente è sdraiato a terra su un tappeto morbido, con abiti comodi, ma avrà tolto qualunque oggetto possa impedire la libera circolazione dell'energia. L'operatore cercherà di porre il ricevente in allineamento con l'asse mediano del corpo, poiché le deviazioni costituiscono dispersione di energia e generano dolore localizzato spesso nelle articolazioni. In questi casi il corpo cerca di compensare le deviazioni creando ulteriori rigidità.
Durante il trattamento manovre di stiramento profondo si alternano a dolci e ritmiche vibrazioni. Esse penetrano in profondità nella muscolatura, dove le mani del massaggiatore non arrivano e non possono quindi intervenire su altre eventuali tensioni.
Abbinare il massaggio con olio alla manipolazione delle articolazioni permette di restituire scioltezza ad ogni parte del corpo e infonde una piacevole sensazione di benessere generale.
Durante il trattamento l'operatore si muove con un ritmo sostenuto e allo stesso tempo tranquillo, osserva attentamente il ricevente prestando attenzione ad ogni eventuale manifestazione come tremori, sospiri variazioni del ritmo della respirazione. Ognuna di queste manifestazioni può indicare la liberazione di blocchi fisici e dei corrispondenti psicologici.
La rigidità muscolare si presenta spesso con nodosità del tessuto. Nel procedere per la distensione dei blocchi l'operatore segue una strategia, un'ordine che permette di sciogliere i nodi con un certo ordine, come sciogliendo i nodi di una corda uno dopo l'altro rispettando inevitabilmente l'ordine col quale si sono formati.
L'aspetto importante del processo di autoguarigione è che il corpo è in grado di registrare la condizione confortevole di rilassamento e al presentarsi di nuove contratture sarà maggiormente in grado di attivarsi per prevenire accumuli di tensione.
Il trattamento Muryabhyangam migliora il sonno, rilassa la muscolatura superficiale e profonda, calma la mente, migliora la circolazione energetica dei Chakra, acuisce i sensi, contribuisce alla rigenerazione di tutti i tessuti attraverso la liberazione delle energie primarie delle cellule.

giovedì 6 marzo 2014

CAVOLFIORE ALL'INDIANA

 


 Questo piatto è adatto nella stagione sia invernale che primaverile ed è ottimo per pacificare Pitta e Kapha Dosha. Va un pò meno bene per Vata, ma in questo caso la natura fredda del cavolo è mitigata dal calore trasemsso dall'Assafetida e il Cumino che stimolano e riscaldano la digestione.
 
Tempo di preparazione: 15 minuti 
Dose: 4-5 persone



INGREDIENTI 

1 cavolo di media grandezza 1-2 cucchiai di olio di girasole (in quantità minore per Kapha) ½ cucchiaino di semi di senape ½ cucchiaino di semi interi di cumino ½ cucchiaino di semi di assafedita 1/8 di cucchiaino di curcuma 1 cucchiaino di sale marino 1 cucchiaino e ½ di coriandolo in polvere 1 cucchiaio di succo di limone 


 PROCEDIMENTO
Lavate e tritate il cavolo in piccole striscioline (alte 2 centimetri). Scaldate l'olio in una casseruola grande con il fondo pesante, aggiungete i semi di senape e di cumino. Quando i semi di senape scoppiettano, unite la curcuma, il cavolo ed i restanti ingredienti. Cuocete per 5-10 minuti.



 "Annam Brahma, Rasa Vishnur, Bhokta Deva Maheshwarah!!"



CHE COSA VEDI?


Sulle rive opposte del fiume Yamuna sorgevano due capanne di rami. Nell'una viveva una santa, nell'altra insegnava un'asceta.
Per evitare di commettere un atto impuro con lo sguardo o con il pensiero, avevano stabilito, molti anni prima, il primo giorno del loro ritiro, che lei avrebbe fatto il bagno allo spuntar del giorno e lui al tramonto. Nessuno dei due, nel corso degli anni, era mai venuto meno a tale impegno.
Ora, ecco che un mattino la santa, meditando, sprofondò in una tale estasi che il tempo svanì. Ritornando infine in questo mondo, constatò che la luce continuava ad essere quella del mattino e discese al fiume per fare le sue abluzioni. Tuffatasi nella corrente, sparse le chiome per lavarle, vide giungere l'asceta sulla riva opposta. Non era l'alba, ma l'imbrunire. Il giorno era trascorso senza che lei se ne accorgesse.
Per non venir meno alla promessa fatta, uscì dall'acqua e stava per andarsene quando udì l'asceta borbottare alle sue spalle:

- Madre, non provi vergogna?

La donna si voltò. Il sari grondante modellava un corpo segnato dagli anni. Rispose, tranquilla e dritta:

- Vergogna io? No. Se ti aspetti la vergogna, significa che la conosci. Essa è in te, pover uomo.

Lui sapeva bene di non essere un saggio ed era pienamente consapevole che coloro che si recavano da lui convinti di incontrarne uno si sbagliavano, ma come aveva fatto la donna a indovinare in un attimo la sua miseria se non si erano rivisti da anni?

- Madre, perchè mi accusi?

- Che cosa vedi?

- Un corpo di donna cui si appiccica una veste di cotone.

- Fumo delle apparenze. Guarda! In verità, esiste solo il Sè che non è nè maschio, nè femmina.

E scomparve di colpo, lasciando sull'argine soltanto due piccole pozze di acqua grigia, là dove si erano posati i piedi nudi.
L'uomo rimase un attimo sconcertato, poi decise di lasciare la sua capanna e le sue illusioni di saggezza. Rimandò a casa i discepoli e attraversò il fiume. Si avvicinò alla capanna per tentare di studiare presso la santa. Nessuno rispose al suo appello. Agli abitanti del villaggio vicino chiese dove si trovasse la donna. Lo informarono che nessuno aveva mai abitato la capanna indicata. Guardandolo in modo strano e facendosi indietro, dissero:

- Se ti è apparso qualcuno e se il tuo spirito non è confuso, si tratta di un demone o di un Dio.

L'uomo andò ad abitare lontano, sulla riva del Gange, dove meditò in solitudine e con sincerità, non cercando alcun sapere, alcun potere, alcuna gloria, ma la sola Verità.
Con il passar del tempo, gli abitanti del villaggio lo presero a benvolere per la sua semplicità. Perciò, quando dopo piogge diluviali il fiume si ingrossò minacciando di straripare, andarono ad avvisarlo, pregandolo di lasciare la sua capanna in riva alle acque per l'una o l'altra casa del villaggio, il tempo che la luna piena passasse.

- Non temete nulla.

Rispose pienamente fiducioso...

- Pregherò il Signore che mi proteggerà.

E rimase là, senza cambiare minimamente le proprie abitudini. L'acqua, che continuava a salire, arrivò davanti alla capanna. Le onde lambivano la soglia della modesta abitazione. Gli abitanti del villaggio accorsero di nuovo.

- Vieni da noi, sant'uomo, continua a piovere, rischi di finire annegato!

- Smettete di preoccuparvi. Il Signore non abbandona i suoi figli, sappiatelo!

Malgrado la loro insistenza, l'uomo riprese la sua meditazione, con i piedi nell'acqua e la testa fra le nuvole. L'indomani, l'acqua penetrò la capanna. Lui si arrampicò sul tetto e vi si sedette pregando Dio con ardore.
Una barca si accostò alla costruzione ormai fradicia.

- Se vuoi vivere, vieni all'asciutto sulla collina, spicciati!

- Uomini di poca fede!

Sospirò lui prima di tornare alle sue orazioni.
L'acqua salì fino al tetto, gli lambì le caviglie, gli circondò la vita, gli arrivò al collo. Una barca passava, trascinata dalla corrente impetuosa. Il battelliere gli lanciò una corda affinchè vi si aggrappasse e raggiungesse gli altri passeggeri.

- Vai per la tua strada brav'uomo, Dio ti benedice per il tuo gesto, è Lui che mi sostiene, non temo nulla.

L'acqua gli entrò in bocca e nel naso. La casa gli crollò sotto i piedi.
Quando uscì dal tunnel della morte, alle soglie dell'altro mondo, si trovò davanti il Dio Vishnu in persona.

- Ah

Protestò l'uomo .

- Ti ho pregato, mi hai risposto che arrivavi, ed eccomi morto. E' così che proteggi? Perchè mi hai ingannato?

- Sono venuto parecchie volte.

- Menzogna! Non ti ho visto nè sentito!

- Le persone che ti hanno offerto il riparo della loro casa, le barche e il battelliere che hai rifiutato di ascoltare, chi mai erano, se non io? Tre volte ti ho teso la mano, e tu l'hai rifiutata.

L'asceta rimase muto. Il suo spirito rivide in un baleno la santa, gli abitanti del villaggio, il fiume ingrossato, il dio Vishnu, ombre danzanti in fondo alla sua memoria. Le sue illusioni si dissolsero come fumi nell'aria della sera.

- Non sono nulla.

Disse. Non vide, non udì più nulla, e ci fu solo Ciò che E'.

Dicono che la sera un saggio faccia bagno nel fiume e che lo distinguano dalle nebbie solo gli esseri in cammino verso l'Assoluto. A quelli parla, chiedendo:

- Che cosa vedi?



PUJA: il sacrificio

Si crede che il termine Puja possa derivare dalla parola dravidica Pu-chey, infiorare, adorare offrendo fiori. Altri studiosi lo fanno originare da Pusu, segnare, spalmare con pasta di sandalo, sempre di origine dravidica.
 Puja in sanscrito significa "venerazione" ed è un rituale dedicato ad una divinità che comprende mantra, inni, azioni rituali, offerte e meditazione. Ce ne sono di molti tipi, per molti fini e diretti a tantissime divinità, il punto essenziale è la devozione. Durante la puja un immagine, statua o simbolo della divinità in questione (Murti) è posta sull'altare come ponte tra l'officiante e il Dio.
Nella tradizione induista ci sono puja per festeggiare le varie fasi della vita di una persona (cerimonia di assegnazione del nome, varie fasi della crescita, primo ciclo mestruale, matrimonio, funerale...), per ottenere benedizioni quando si intraprende qualcosa di importante nella propria vita, puja settimanali o anche giornaliere officiate in casa dalla famiglia, oppure grandi eventi della città intera nei templi per celebrare festività particolari.
Le offerte che vengono donate alla divinità, dopo il rituale divengono Prasada, ovvero cibo sacro da consumare alla fine o nei giorni successivi.
Il rito, nella sua versione non cruenta, viene compiuto da ogni pio indù almeno una volta al giorno. Esistono tre tipi di Puja: grande, intermendia e piccola.
Una Puja grande normalmente coinvolge una comunità e viene celebrata durante occasioni solenni e feste religiose. Qualunque sia la Divinità venerata, il procedimento base di una puja è lo stesso. Le puja più brevi constano di almeno uno di cinque passi, anche chiamati Upachara o offerte, che consistono di acqua, luce (fuoco di candela), incenso, fiori e cibo. Le più comuni hanno invece sedici (Shodasa) passi da rispettare.
In generale un officiante deve sempre fare un bagno purificatorio prima di partecipare ad una puja, e una lampada deve essere sempre accesa durante il rituale. La puja può essere iniziata con una preghiera al Signore Ganesha (che benedice e rimuove gli ostacoli in ogni cosa intrapresa) e a una preghiera al Guru (maestro spirituale).
Avahana - L'invocazione della divinità prescelta.
Asana -  La divinità viene invitata ad accomodarsi.
Svagata - La divinità viene accolta e benvenuta con pasta di sandalo e polveri vermiglie.
Padya - I piedi della divinità vengono lavati con acqua.
Arghya - Si offre acqua mescolata a riso, pasta di sandalo e polvere vermiglia.
Achamania - Altra acqua è offerta perchè la divinità si sciacqui il viso e la bocca.
Madhu-Parka -  Si offre al dio una bevanda composta di miele, zucchero e latte.
Snanajala -  Si offre acqua perchè la divinità possa lavarsi.
Abharanasya - Si offrono stoffe, gioielli ed ornamenti.  
Gandha - si offre pasta di sandalo o altra sostanza profumata.
Akshata - Si offrono grani di riso mescolati con polevere vermiglia.
Pushpanjali - Si offrono fiori.
Dhupa - Si accende incenso.
Dipa - Si accende una lampada a olio/burro.
Naivedya - Si offrono nuovamente riso, frutta, burro e zucchero.
Visarjana - Si saluta la divinità.
Arati -  Offerta del fuoco accompagnata da canti e mantra

Una Puja intermedia prevede i passi  compresi tra Madhu-Parka e Naivedya e viene celebrata durante i digiuni o in occasione di quello che viene considerato il compleanno della divinità.
Una Puja piccola inizia con Gandha e procede fino a Naivedya, e viene celebrata quotidianamente. Tutte le Puja terminano col momento fondamentale dell'Arati, e possono comprendere Japa, la meditazione.
Un altro dei momenti principali della Puja al tempio è l'applicazione del Tilak sulla fronte dei fedeli e la distribuzione di Prasada - cibo offerto e consacrato - agli stessi da parte del brahmano. I devoti devono avvicinarsi alla Puja puri di mente e di corpo; i Purana sottolineano l'importanza della qualità della devozione e della corretta disposizione rispetto alla rigidità delle procedure del rito.
Lo scopo della Puja è quello di trattare la divinità come si farebbe con un ospite, con onore e rispetto. Nei templi infatti le divinità vengono trattate come sovrani, secondo l'antico cerimoniale di corte. Sebbene i momenti della Puja siano sostanzialemte identici per tutte le divinità, esistono differenze nei dettagli come, per esempio, il tipo di fiori o di dolci offerti. Il rito della Puja venne a sostituire Homa ed altri sacrifici di epoca vedica che non potevano essere compiuti nè presenziati da donne e Sudra. Dovuto all'influenza dravidica pre-arya e a quella buddhista e Jainista, i sacrifici cruenti di animali vennero sostituiti dall'adorazione di idoli e dal rito della Puja, accessibile a tutti.
In genere ogni puja ha mantra particolari che vanno cantati in differenti momenti del rituale. Generalmente uno all'invocazione iniziale, durante l'abhishekam o particolari offerte, durante l'aarti e nelle preghiere finali, ma dipende dalla puja effettuata. Per una puja veloce e "fatta in casa" basta informarsi sui mantra principali di una data divinità o sulle sue puja più diffuse.Alla fine la pasta di sandalo, la vibhuti e la kumkum vengono passate tra gli officianti e spalmate sulla fronte, e il cibo offerto può essere consumato.

Di solito è un aspetto dello Yoga che viene sempre un pò snobbato in occidente, forse perchè troppo ritualistico, forse perchè è concepito in maniera troppo religiosa, forse perchè essendo rituali dedicati alle divinità è difficile per un occidentale capire la vera essenza di una divinità induista, forse perchè certe forme devozionali ci sono estranee. Fatto stà che la bhakti o devozione è una componente molto importante della spiritualità indiana e  un piccolo rituale ogni tanto può essere molto utile a far entrare quella particolare divinità o una pratica spirituale più vicina alla nostra vita quotidiana.
In ogni casa indiana un piccolo angolo è dedicato ad un altare per la venerazione della divinità, tanto meglio se si tratta di una stanza intera, poichè i pensieri sacri, le vibrazioni sonore accumulate attraverso una pratica regolare possono influenzare le menti di coloro che vi entrano. La divinità rappresenta la Forza Creatrice dell'Universo visibile e non ed è perciò necessario portare ad essa gratitudine e devozione, poichè ad Essa dobbiamo la nostra esistenza. Venerandola come Colei che ci ha dato la vita impariamo ad amare noi stessi come esseri divini.


                                                     " Om Namoh Narayan
                                                            HariOmTatSat"

mercoledì 5 marzo 2014

LA MAGIA DEL GHEE NEI TRATTAMENTI AYURVEDICI

In India il burro chiarificato è chiamato ghee, nonchè la sostanza più preziosa generata dalla mammella della mucca considerata tanto sacra
Secondo la mitologia Hindu, Prajapati, il signore di tutte le creature, creò il ghee sfregando le sue mani, poi lo versò nel fuoco per generare la sua progenie.
Nella cultura hindù la mucca è considerata sacra, in quanto veicolo di Visnu, e il ghee da lei prodotto è l'unico grasso animale introdotto nella cucina indiana. La mucca simboleggial'anima, con il suo ostinato intelletto ed emozioni non governabili, ma è anche un animale gentile e generoso.

" La mucca rappresenta il passato e il futuro, essa favorisce la salute di tutti
gli esseri viventi ed è fonte di prosperità. I meriti che una persona ottiene nutrendo una mucca non saranno mai perduti." - Gavopanishad - 

Proprio per questa leggenda, il ghee è usato tutt'oggi nei rituali vedici e viene versato sul fuoco quasi a riproporre il gesto di creazione di Prajapati. E' considerato un alimento così sacro che addirittura viene annoverato tra gli inni del Rigveda:

" Lingua degli Dei, Ombelico dell’immortalità.
Noi proclameremo il nome del Burro; Noi Lo sosterremo in questo sacrificio inchinandoci bassi.
Queste onde di burro fluiscono come gazzelle davanti al cacciatore…
Vapori di Burro carezzano il legno bruciato.
Agni, il fuoco, li ama ed è soddisfatto."

Il nome completo del ghi è Usli Ghee, ma anche Ghrta, dal sanscrito. Questa sostanza è la regina della cucina indiana, ma la si ritrova come offerta per i rituali hindù e come medicamento in Ayurveda.
Per l’Ayurveda non “esiste” un concetto vero e proprio di malattia, ma piuttosto di allontanamento dalla propria natura e dalla Legge Naturale che causa disarmonie a vari livelli e stadi.
La “magia” del Ghee è quella di portare pacificazione ed equilibrio al corpo intero, ai tessuti, alle informazioni cellulari e a tuti gli aspetti fisici e sottili. Prendersi cura del Tutto significa prendersi cura dell’Interezza della Salute ritrovando  e mantenendo la Connessione con l’Intelligenza in tutti gli aspetti della nostra Vita. Significa entrare nella possibilità di restituire un funzionamento della nostra Persona, del nostro essere con una vita piena e lunga. Una branca dell'Ayurveda, il Rasayana o  scienza del ringiovanimento, studia una serie di comportamenti, azioni, trattamenti e alimenti che nutrono, sostengono, rinforzano e aumentano le facoltà psico-fisiche donando forza e luminosità al nostro essere. Una delle maggiori sostanze utilizzate in questa branca è proprio il Ghee, o l' Oro liquido, non è altro che un grasso di colore giallo-oro, totalmente privo della materia proteica ed acquosa, assente dal lattosio e ricco di componenti che riequilibrano l’intera fisiologia e le tre forze vitali dell'organismo: è un burro chiarificato composto da numerosi grassi saturi (circa il 27 %, come l’acido butirrico, in grado di impedire la trasformazione cancerogena delle cellule del colon) che, se introdotti da fonti “nobili”, il corpo li metabolizza facilmente; da grassi polinsaturi (circa il 4/5%, come l’acido linolenico coniugato che ha importanti proprietà antiossidanti e antitumorali) e il resto da vitamine liposolubili come la Vitamine A,D,E e K utili per la prevenzione dallo stress ossidativo.
L’utilizzo del Ghee va dall’alimentazione alla veicolazione per la somministrazione di alcuni medicamenti in quanto protegge lo stomaco e potenzia la loro azione agendo sinergicamente; come rilassante e conciliante del sonno, massaggiato sotto la pianta dei piedi; e in cosmetica per struccare e come crema restitutiva .
Il Ghee diventa così una Panacea, un alleato da tenere sempre a disposizione, un Alimento Sacro che ci permette di mantenere il nostro Corpo in Equilibrio irradiando con le sue Virtù, Luce e Benessere Totale.
Il ghee è stimolante per la digestione, promuove la longevità, protegge il corpo dalle malattie, è ottimo per la cura degli occhi, migliora la memoria e la resistenza fisica.
L'efficacia di molti preparati ayurvedici è dovuta alla potente capacità antiossidante capace di rimuovere e spazzare via i radicali liberi. Questa potenzialità è aumentata proprio dal ghee in quanto è un ottimo mezzo per l'assorbimento, il trasporto e la consegna delle differenti formulazioni ayurvediche nelle varie parti del corpo.
Il ghee trova un valido impiego nelle malattie degenerative e croniche. E' usato come farmaco, come mezzo per estrarre, assorbire e assimilare qualsiasi medicina, come solvente o base per l'estrazione dei principi attivi di minerali e piante.


IMPIEGHI IN AYURVEDA : IL NETRA VASTI


L'Ayurveda descrive il Netra Vasti come il miglior trattamento per la cura ed il benessere degli occhi.
Secondo Charaka, l'occhio, è la sede di Alochaka Pitta, una delle qualità del Dosha Pitta che conferisce la percezione visiva. Pitta dà chiarezza e luminosità.
Poichè Pitta è l'energia del fuoco, quando si aggrava, provoca irritazione, arrossamenti, infiammazione e cattiva visione.
Il miglior rimedio per Pitta è il ghee, il burro chiarificato, che ha proprietà lenitive e rinfrescanti.
Netra Dhara è il lavaggio degli occhi con un flusso di acque aromatiche, mentre Netra Vasti è il bagno oculare con il ghee.
Come si applica: Dopo aver creato una sacca attorno agli occhi, con un impasto di farina di ceci e farina di grano, si verserà una quantità di ghee sufficiente per coprire tutta la parte oculare e si chiederà,a chi riceve il trattamento,di aprire gli occhi per far entrare il ghee all'interno.
E' una pratica  estremamente piacevole che conferisce una visione più acuta.



L'Ayurveda considera il Ghee un Rasayana, ovvero un metodo anti-invecchiamento. Potete comprarlo oppure farvelo in casa (qui sotto la ricetta).



domenica 2 marzo 2014

ALCHIMIA DELLE ESSENZE: GLI OLI ESSENZIALI


" Gli oli essenziali sono veri e propri concentrati di Natura in grado di agire a livelli molto sottili nell'essere umano" - Stefania del Principe

Gli oli essenziali possono essere chiamati "oli eterei", poichè di natura estremamente volatile.
La loro estrazione ricorda i procedimenti di estrazione alchemica, infatti per estrarre un olio essenziale di buona qualità sono necessarie molte ore di distillazione in una corrente di vapore.
"Distillare è imitare il Sole che fa evaporare le acque della terra che le rimanda sottoforma di pioggia"   Dioscoride
 Alla distillazione a vapore fanno eccetto alcune piante come gli agrumi che invece vengono estratti attraverso la spremitura a freddo.
Possiamo trovare le essenze soprattutto nelle erbe aromatiche e nella loro parte floreale.
La maggior parte degli oli essenziali sono battericidi e si può quindi ipotizzare che le piante stesse si difendano da attacchi esterni come quelli degli insetti, parassiti, batteri, funghi.
Ogni olio essenziale è differente da un altro e può avere proprietà differenti. Sono dei veri e propri concentrati di Natura perchè per ottenere anche solo 5 grammi di olio essenziale servono centinaia di kg di petali.
Gli oli essenziali vanno usati a dosi infinatemente basse per ottenere buoni risultati su mente e corpo, non solo, alcuni studi affermerebbero che più alta è la dose utilizzata e meno è l'efficacia terapeutica di un olio essenziale. La loro natura è talmente volatile che entrano in circolo sanguigno in pochissimo tempo anche se semplicemente annusati.
Le nostre mucose nasali sono composte da milioni di cellule nervose che si rinnovano ogni 28 giorni e che sono ricoperte da ricettori olfattivi in grado di riconoscere ogni tipo di profumo. Il naso è l'unica zona del nostro corpo in cui il sistema nervoso viene in contatto diretto con il mondo esterno e l'aroma è diretto, grazie al bulbo olfattivo, al cervello che a seconda dello stimolo inizia a produrre sostanze diverse nel nostro corpo tra cui alcune che infondono un profondo senso di benessere agendo direttamente, non solo sul corpo, ma anche sulla sfera emozionale.
L’uso degli oli essenziali e quindi l'aromaterapia è un’antica pratica di guarigione che risale a più di  5000 anni fa ed è parte integrante dell’Ayurveda. Gli oli essenziali sono noti comunque a diverse civiltà antiche, tra cui anche gli Egizi. I massaggi ayurvedici aromatici danno grande giovamento a corpo e mente. Questo metodo terapeutico che fa uso di estratti di olio concentrati di fiori, frutta ed erbe varie, si basa sulle proprietà delle essenze: antidolorifiche, espettoranti, antibatteriche, antinfettive, ecc…Sono numerosissimi gli usi degli aromi per guarire da fastidiosi disturbi che ci impediscono di proseguire in tranquillità le nostre attività quotidiane. La somministrazione avviene attraverso vie diverse a seconda del paziente:
  • Via orale;
  • Via polmonare, attraverso inalazione;
  • Via rettale, attraverso supposte (di solito applicata sui bambini);
  • Via cutanea, attraverso massaggi e bagni in acqua calda aromatizzata.
C’è da dire che la somministrazione degli oli essenziali è diversificata per ogni soggetto e dipende dalla sua personale costituzione e dal rapporto mente-corpo che lo caratterizza.

sabato 1 marzo 2014

NUTRIRSI IN ARMONIA CON LE STAGIONI: LA PRIMAVERA



La primavera è una stagione di nuovi inizi e rappresenta la liberazione dell'energia del cuore immagazzinata durante l'inverno.
E' in questo periodo che si devono piantare i semi della salute per l'anno futuro. In primavera l'energia Kapha accumulata nell'organismo viene sciolta dal calore del sole e il grasso accumulato di recente se ne va con questa.
La liberazione di questo eccesso di Kapha può disturbare la capacità digestiva e causare squilibri come febbri, raffreddori, riniti allergiche, gonfiori, ritenzione idrica.
E' il momento ideale quindi per ridurre Kapha, scegliendo cibi leggeri, freschi ed amari, ortaggi a foglia verde.
Verdure come l'ortica o il tarassaco sono ottimi depuratori e aiutano a rimuovere i detriti dei mesi freddi.
E' un periodo buono per l'attività fisica, per ripulire in tutti i sensi e per non dormire oltre il necessario.
Per favorire il rinnovamento è bene non mangiare cibi pesanti, oleosi, dolci o aspri.
L'infuso allo zenzero fornisce un'eccellente bevanda in quanto accresce il potere digestivo e scalda il corpo.