Per colui che vede il proprio Sè espanso nell'universo e l'universo nel proprio Sè, e che vede il superiore e l'inferiore; la pace fondata sulla conoscenza non viene mai a mancare.

- Charaka Samhita Sha. V. 20 -



lunedì 10 febbraio 2014

AGNI E DIGESTIONE: il potere del fuoco divino



Per la cultura indo-vedica, Agni è il più importante degli Dei terrestri. I testi vedici riconoscono il fuoco ovunque nell'Universo ed Agni rappresenta proprio la sua luce, il Sole, il fuoco terrestre, il fulmine e prende molteplici forme nascoste e manifeste.
Nel Rig-Veda è conosciuto con l'epiteto di Vaishvarara, ovvero “colui che appartiene a tutti gli uomini”.

E' il dio mediatore per antonomasia, colui che trasforma i doni dell'uomo, attraverso il sacrificio domestico, in offerta agli Dei.

Il carattere di mediatore è dovuto alla sua triplice essenza: cosmica, divina e umana e media in quanto partecipe di ogni dimensione.

Agni catalizza il passaggio tra la luce ed il buio, la notte ed il giorno, la primavera e l'estate, l'autunno e l'inverno.

E' Surya, il sole, il calore e l'essenza stessa della vita, ed è Tapas, ovvero l'ardore creativo, la luce della conoscenza.

Rappresenta una sorta di purificazione, perciò è ciò che bruciando le impurità eleva l'uomo al divino.

In Occidente il fuoco sacro, chiamato Ignis era mantenuto sempre acceso dalle Vestali nell'antica Roma, mentre i Greci recavano seco il sacro fuoco di Hestia.

Il concetto di Agni è quanto mai vasto ed ha implicazioni importantissime per quanto riguarda la salute dell'individuo secondo la logica dell'Ayurveda.

Di fatto Agni è il componente fondamentale della vita: l'ordine nel creato viene mantenuto proprio grazie alla sua capacità di catalizzare la conversione di una cosa nell'altra. Questo è anche il senso profondo del sacrificio così come era inteso in epoca vedica, ma è anche il senso del sacrificio che compiamo ogni giorno quando prepariamo il cibo e lo mangiamo: è questo il sacrificio quotidiano che consente di mantenere l'ordine nel microcosmo uomo.

Come nelle caste indù, onoriamo Agni con cibo untuoso per facilitare la digestione, caldo per mantenerlo sempre acceso.

In Ayurveda Agni ha la funzione calda e corrosiva del fuoco che è quella di trasformare il cibo, renderlo assimilabile per poterlo assorbire e distribuire a tutto il corpo.

Se osserviamo bene, il processo digestivo si comporta proprio seguendo le fasce orarie più calde in concomitanza con l'innalzamento del sole, per questo si consiglia sempre di assumere la maggior quantità di cibo entro il mezzogiorno, poiché la digestione è più efficace al mattino, per diminuire poi alla sera.

La digestione richiede energia, ma se questa è debole o disturbata, si possono presentare disagi come dolori addominali, dissenteria o costipazione, provocando talvolta letargia, mal di testa, irritabilità, bassa concentrazione, insonnia e l'abbassamento delle difese immunitarie.

E' chiaro quindi che la causa principale della malattia ha proprio origine nell'indebolimento del fuoco, quello della digestione.

Cita infatti Charaka: “ un fuoco difettoso porta al cattivo funzionamento del fuoco dei tessuti che a loro volta creano tossine nel tratto gastrointestinale e determinano una sintesi carente dei tessuti corporei. Questa aumenta la produzione dei mala, ovvero gli elementi di scarto del corpo, e lo squilibrio dei dosha dannosi per lo stesso”.

La funzione principale di Agni è quella di facilitare l'utilizzo dei 5 elementi contenuti nel cibo, estrarre i nutrienti necessari e trasformarli in elementi di facile assimilazione.

Agni è una parola sanscrita tratta dai testi vedici che significa “ciò che cuoce, brucia, trasforma”. La sua radice Ang, significa letteralmente “ la via allo scoppio” e indica qualcosa che conduce quindi alla combustione.

Il ruolo di Agni tuttavia, non è limitato alla digestione del cibo, allo stesso modo, infatti, ci aiuta a digerire tutto ciò che vediamo, ascoltiamo, annusiamo, tocchiamo e gustiamo.

Nel nostro corpo ha molteplici funzioni principali:

-       determina il processo della vita

-       il colore della pelle

-       da forza al corpo permettendogli di sopportare l'attività fisica

-       mantiene la salute fisica e psicologica

-       dona entusiasmo e tenacia

-       delinea il corpo

-       da brillantezza alla pelle

-       dona vitalità

-       mantiene la temperatura del corpo

Agni non può esistere nel corpo nella sua forma abituale, cioè nel senso di fiamma, se no bruceremmo, quindi deve avere un agente che lo rappresenti, ovvero Pitta dosha (fuoco e acqua).

Agendo attraverso questo agente, Agni caratterizza i vari stati dualistici del corpo e della mente:

-       digestione ed indigestione

-       vista e cecità

-       temperatura del corpo normale o anormale

-       pallore o rossore della pelle

-       il coraggio e la paura

-       la rabbia e la felicità

ecc...

Il fuoco nell'Agni è privo di fiamma e lo si sente solo dal calore o dai processi di conversione che avvengono in vari siti del corpo. E' l'immancabile proprietà di dosha pitta che ne indica la presenza. Agni e Pitta sono due entità distinte, ma collegate in modo inseparabile.

E' anche chiaro che Agni è un fattore dai tanti aspetti e che opera a livelli grossolani quanto sottili in qualsiasi momento.

Gli antichi testi ayurvedici indicano 13 tipi di Agni distinguibili in Jatharagni,ovvero il fuoco digestivo, Buthagni, ovvero i fuochi responsabili della formazione dei 5 elementi e i 7 Dhatuagni responsabili della formazione dei tessuti corporei.

Il primo è situato nel canale alimentare che va dalla bocca all'ano, anche se la sede principale è lo stomaco. E' l'Agni principale del nostro corpo, gli altri derivano da esso e la fase della digestione più grossolana avviene sotto la sua giurisdizione.

Il cibo che noi ingeriamo nutre i tessuti del corpo, gli dona la forza fisica, il colore della pelle, produce ojas, ovvero l'essenza sottile dei tessuti che genera l'energia vitale, dà forza a organi e sistemi, mantiene efficiente il sistema immunitario, ma solo se il cibo è ingerito propriamente, altrimenti si creerà uno squilibrio nei dosha e nei dhatu e il circolo vizioso così instaurato, se non interrotto, darà luogo all'insorgere delle malattie.

La digestione grossolana, ha inizio con l'accettazione del cibo per mezzo di Vata, elemento aria ed etere. E' attraverso esso che si manifesta l'istinto naturale della fame, mentre sensi e mente diventano pronti a rispondere al desiderio di cibo.

La digestione prosegue poi nella bocca grazie a Kapha che promuove la formazione della saliva e delle secrezioni alcaline nello stomaco che proteggono dalle azioni acute di Pitta, provocando un'ulteriore liquefazione e scioglimento delle parti solide rimaste.

Nella parte inferiore dello stomaco, Jatharagni prende il nome di Packagni, ed interviene per distruggere ciò che rimane di solido rendendo il cibo completamente liquido estraendo gli elementi acqua e terra, per essere poi facilmente assorbito dalle pareti dell'intestino, dove dosha Pitta interviene con le sue secrezioni acide estraendo l'elemento fuoco.

L'intero processo viene portato a termine nuovamente da Vata dosha facilitando l'assorbimento dei liquidi e la formazione delle feci, portando il materiale non utilizzato verso l'intestino crasso dal quale vengono estratti gli elementi che contengono spazio o vuoto. E' negli intestini che ritroviamo proprio l'azione di Bhutagni, gli enzimi che permettono la scomposizione del cibo nei 5 elementi, in quanto ogni cibo e tutti gli uomini li contengono. La fase finale è attribuita a Dhatuagni. I liquidi che vengono assorbiti dall'intestino diventano il primo dei tessuti corporei con il nome di linfa, la quale rappresenta il nutrimento base per la formazione di tutti gli altri tessuti corporei. Dalla linfa si forma il sangue, da esso i muscoli ed i tessuti connettivi, da questi il tessuto adiposo ed il grasso, le ossa e le articolazioni, il midollo osseo e il tessuto nervoso, il tessuto riproduttivo e ojas, la sorgente dell'intelligenza biologica.

A seconda dello sforzo richiesto per digerire i cibi si possono distinguere in categorie:

-       cibi solidi e di origine animale, come ad esempio la carne, i formaggi, le uova, richiedono oltre che ad un masticare rigoroso, una digestione molto lunga ed un grosso dispendio energetico

-       cibi che richiedono masticazione e digestione ordinaria, come ad esempio riso, pasta, pane, frutta

-       cibi in forma liquida assorbibili quasi immediatamente

Già questa prima classificazione può quindi dare un'idea di quali cibi è meglio evitare per non indebolire il fuoco gastrico.

Quando il cibo è consumato al tempo giusto, in giusta quantità, con tutti i sei sapori (dolce, salato, acido, piccante, amaro ed astringente) o con i sapori adatti alla propria costituzione, ed è digerito completamente, si creerà un plasma molto chiaro e sottile e di buona qualità per il nutrimento dei tessuti. Questo, come visto viene essudato dal tratto intestinale per raggiungere il cuore e circolare in tutto il corpo, dando il via alla creazione dei tessuti corporei, processo basilare per la vita.

Tutte le funzioni corporee e anche il processo digestivo, sono influenzati dai dosha. Attraverso essi è possibile identificare 4 condizioni di Agni:

- Visamagni. E’ lo stato di instabilità del fuoco gastrico dovuto all’influenza di Vata. Questo squilibrio è causato da una dieta troppo leggera o troppo pesante. E’ la condizione in cui il fuoco digestivo diviene insufficiente e la capacità di digerire diminuisce ogni giorno di più. In questo caso l’appetito rimane variabile, disturbando il processo digestivo, causando così disturbi come stitichezza, gonfiore addominale, dissenteria, coliche intestinali. Si può migliorare questo disturbo con l’assunzione di ghee, cibi dal sapore salato e acido e di acqua calda durante la giornata.

- Tiksagni. E’ la condizione in cui la potenza digestiva è molto elevata, come può accadere ad esempio nei soggetti Pitta. Jatharagni diventa iperattivo e porta il soggetto ad ingerire grandi quantità di cibo in breve tempo, così da far sentire la persona sempre affamata, causando però problemi di indigestione, nausea, acidità di stomaco, irritabilità, mal di testa, gastriti, diarrea, stati febbrili, che hanno come conseguenza l’abbassamento naturale del fuoco digestivo e il danneggiamento dei tessuti. Le persone in questo stato hanno spesso la bocca secca e il bisogno di bere continuamente.

Per riequilibrare questo stato si consigliano gusti amari, astringenti e rinfrescanti e leggermente dolci, abbondanti assunzioni di acqua, cibi leggermente untuosi.

- Mandagni. E’ la condizione di deficit del fuoco digestivo che si presenta per lo più nelle costituzioni Kapha, nelle quali il metabolismo è lento con conseguente aumento di peso. I fattori causali possono essere diversi, dalla vita sedentaria, ad un’alimentazione scorretta e non regolare, ad un eccesso di sonno ecc…

I sintomi sono continui raffreddori, intestino pigro, pesantezza allo stomaco e nel corpo, nausea, pigrizia, patina sulla lingua e salivazione eccessiva, dolori articolari, mal di testa. Si consigliano cibi caldi dal gusto amaro astringente e piccante che asciugano l’eccesso di liquidi corporei e di muco nel corpo.

- Samagni. In questo caso la funzione di agni è normale e salutare ed indica uno stato di equilibrio dei dosha nel corpo. In questo caso la persona può digerire facilmente una dieta normale e da essa trarre il nutrimento e forza per tutto il corpo e mantener una condizione generale di buona salute.

La principale conseguenza del cattivo funzionamento dei processi digestivi appena descritti è la formazione di quel che in Ayurveda viene chiamato Ama, che letteralmente significa “non digerito”.

In pratica è un accumulo di tossine che sotto forma di materia scura, appiccicosa e maleodorante, si deposita nel tratto gastrointestinale e viene assorbita insieme alle sostanze nutrienti, penetrando in profondità nei tessuti, circola nei canali di circolazione o srotas depositandosi in quelle parti del corpo dove l’immunità è più debole. A causa di questo accumulo, si squilibriano i dosha o si bloccano gli srotas. Secondo il luogo in cui ama si accumula, compaiono diverse malattie. Ad esempio se si deposita nei polmoni si avrà congestione, tosse e asma, se si accumula nelle articolazioni si può creare artrite, se negli intestini si può avere diarrea o stitichezza.

Secondo l’Ayurveda ama è una delle cause principali delle malattie e nella società moderna questo è un grosso problema. La ragione è che le persone in generale non si alimentano in maniera regolare seguendo le regole basilari dell’alimentazione.

Il tipo di cibo che si mangia oggi e che viene proposto dai mass media è un cibo altamente “amagenico” se così si può chiamare: fastfood, cibi fritti, precotti e conservati, a base di farine bianche e zuccheri raffinati, prodotti animali e latticini. Sono tutti cibi pesanti e che richiedono un jatharagni veramente molto elevato per poter essere digeriti.

Le cause di agni squilibrato sono riconducibili in primis ad una dieta scorretta, ma anche a digiuni troppo prolungati o non adatti alla propria costituzione, ad un eccesso di cibo, ma anche ad un cattivo adattamento alle stagioni, ai climi, agli orari della giornata, alla soppressione dei bisogni naturali e a stati mentali come invidia, impotenza, rabbia, paura e depressione.

Tutto nell’individuo avviene a più livelli e non esiste quindi benessere psichico in un corpo tormentato dalla malattia.

Agni rappresenta l’intelletto discriminante. E’ attraverso un corpo sano che agni ci permette di discriminare e analizzare ciò che ci arriva dall’esterno mediando tra il mondo e la coscienza. E’ quella porzione individuale dell’intelligenza cosmica che ci abita e ci guida e che è in grado attraverso la nostra mente ed i sensi di dirigere tutti i processi cognitivi che utilizziamo per apprendere le cose.

Le contromisure da adottare per mantenere una dieta priva di ama e che favorisca il proprio fuoco digestivo partono dal requisito fondamentale di scegliere una dieta adatta alle proprie capacità digestive e che tenga conto di semplici cortezze come ad esempio quella di non mangiare più del dovuto, cibarsi con consapevolezza scegliendo quei cibi che hanno un sapore adatto alla propria costituzione ed in linea con le stagioni, quindi frutta e verdura di stagione, cibi caldi nella stagione fredda e cibi più freschi e leggeri in estate, mangiare molto lentamente senza svolgere attività mentre si mangia, non bere in eccesso durante i pasti e al termine di essi preferire una tisana calda, non alzarsi subito da tavola e una volta alzati dedicare il proprio tempo ad una piccola passeggiata, introdurre più frutta, verdura, cereali integrali nella dieta ed erbe e spezie adatte a digerire i cibi, non mangiare quando si è arrabbiati o senza avere digerito completamente il cibo precedente, non mangiare la sera tardi, mangiare cibi per lo più cotti o leggermente cotti, alternare il più possibile le varietà di cereali e non mischiare proteine animali con quelle vegetali o proteine con carboidrati nello stesso pasto e concedersi tre giorni di digiuno al mese.

Bere regolarmente acqua calda o meglio bollita, poiché in questo modo l’acqua diventa molto fluida penetrando facilmente nei tessuti e pulendo così tutto il tratto gastrointestinale ed i tessuti.

Inoltre agni può essere supportato da una regolare attività fisica e da attività più leggere come lo yoga, il pranayama e la meditazione e il sottoporsi periodicamente alle terapie di purificazione ayurvediche come il panchakrama e massaggi con olio.



Ognuno di noi è un caso a parte e non si possono dare regole precise che valgano per tutti. Ognuno dovrebbe ascoltarsi e comprendere la propria natura e la forza del proprio fuoco digestivo, quali siano i cibi più pesanti da digerire e da evitare o da usare con moderazione, quali invece quelli più nutrienti e facilmente digeribili e quale lo stile di vita più adatto alla propria persona. Se non si è in grado di fare tutto ciò è necessario allora rivolgersi ad un terapista che possa dare i consigli migliori.








Nessun commento:

Posta un commento